Eccone alcune, di importanti esponenti del passato:
Socrate (470-399 a.C.)
Per Socrate il piacere veniva identificato con la virtù. Egli sosteneva che attraverso la conoscenza del bene fosse possibile acquistare la virtù. Per questo il piacere rivestiva un ruolo fondamentale.
Platone (428-348 a.C.)
Secondo Platone il piacere andava considerato in senso esclusivamente morale, par lava quindi di piacere astratto. I tipi di piacere identificati da Platone erano 3: il più alto era legato alla spiritualità, il secondo al conseguimento degli onori, il terzo alla ricchezza.
Aristotele (384-322 a.C.)
Il filosofo Aristotele distingueva il bene conseguibile col piacere dal sommo bene (divino) che si otteneva solo con la meditazione e l’osservazione di una condotta corretta. La maggior parte dei piacere possono dunque essere cattivi. Potevano quindi avere una valenza negativa.
Epicuro (342-270 a.C.)
Per il filosofo Epicuro il piacere era aponia, ovvero assenza del dolore. L’etica epicurea sosteneva che bisognava accontentarsi di ciò di cui si era impossessato e non desiderare il superfluo. Dunque non bisognava dipendere dai desideri e, di conseguenza, questi ultimi andavano eliminati per quanto possibile.